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Uno sguardo alla storia del pensiero filosofico - (Ayatollah Mesbah Yazdi) (Prima Parte)

8:52 - January 21, 2021
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Iqna - La storia del pensiero umano, così come della stessa creazione dell’uomo, risale a prima della storia. Ovunque egli abbia vissuto, il pensiero è stato una caratteristica inseparabile dell’uomo. Ovunque egli abbia poggiato i suoi piedi, egli ha portato con se il pensiero e l’intellezione

Uno sguardo alla storia del pensiero filosofico - Prima Parte(Ayatollah Mesbah Yazdi)

 

La nascita del pensiero filosofico

La storia del pensiero umano, così come della stessa creazione dell’uomo, risale a prima della storia. Ovunque egli abbia vissuto, il pensiero è stato una caratteristica inseparabile dell’uomo. Ovunque egli abbia poggiato i suoi piedi, egli ha portato con se il pensiero e l’intellezione. Non vi è alcuna certezza e informazione precisa circa i pensieri non scritti dell’uomo, eccetto quelli che sono stati ricostruiti dagli archeologi sulla base dei resti scoperti. A ogni modo il pensiero scritto si è unito alla carovana della storia a partire dall’avvento del linguaggio scritto.

Tra i diversi tipi di pensiero umano, quello relativo alla conoscenza dell’Esistenza, dell’inizio e della fine di quest’ultima, inizialmente era intrecciato alle credenze religiose. Quindi si potrebbe affermare che si dovrebbero cercare le più antiche riflessioni di natura filosofica proprio tra le filosofie religiose orientali.

Gli storici della filosofia credono che la più antica raccolta di testi considerati puramente filosofici, o che sono tali in maniera predominante, debbano riferirsi ai saggi greci, che vissero approssimativamente nel VI secolo a.C. Gli studiosi di quel tempo hanno menzionato chi ha cercato di conoscere e capire l’esistenza, e l’inizio e la fine del cosmo. Al fine di interpretare l’apparenza e i cambiamenti che avvengono negli enti esistenti, essi espressero differenti, e alcune volte contraddittorie, opinioni, e allo stesso tempo essi non approfondirono il fatto che i loro pensieri fossero influenzati più o meno dalla culture e dalle credenze religiose di origine orientale.

In ogni caso la libera atmosfera per la discussione e la critica nella Grecia di quel periodo prepararono il terreno per lo sviluppo e l’apogeo del pensiero filosofico. Quell’area si trasformò nella culla della filosofia.

Naturalmente le prime riflessioni non furono sviluppate e appropriatamente sistematizzate, e i problemi per la ricerca non furono adeguatamente categorizzati, in modo tale che ogni categoria avesse uno specifico nome e un metodo caratteristico. In breve, tutte le idee furono denominate scienza (’ilm), saggezza (hikmat) e conoscenza (ma’rifat) e simili.

 

L’avvento del sofismo e dello scetticismo

Nel V secolo a.C. gli studiosi hanno introdotto quelli che nel linguaggio greco furono denominati «sofisti», cioè «saggi» e «istruiti». Ma nonostante la loro millantata conoscenza, essi possedevano solo la conoscenza allora corrente, non credevano in verità assolute e per loro nulla può dirsi definitivamente conosciuto e certo.

Come riportato dagli storici della filosofia, essi erano maestri di professione che insegnavano la retorica e l’arte del dibattimento, e istruivano gli avvocati della difesa per le corti di giustizia, di cui a quel tempo vi era molta richiesta. Questa professione richiedeva agli avvocati difensori la capacità di fondare ogni enunciazione e di confutare ogni tipo di enunciazione contraria. Il dispensare questa sorta di insegnamento, che era spesso però soggetto a fallacia, gradualmente portò a un modo di pensare per cui, in fondo, non esiste alcuna verità oltre il pensiero umano stesso!

Forse il lettore conoscerà la storia di quell’uomo che, scherzando, sparse la voce che in una certa casa si stavano distribuendo dei dolci. Nella loro ingenuità le persone cominciarono ad accorrere e ad ammassarsi davanti alla porta di quella casa. A poco a poco il burlone stesso cominciò a insospettirsi e a convincersi che era vera, e per non perdere i dolcetti gratuiti corse a mettersi in fila.

Sembra proprio che i sofisti rimasero vittime di questo stesso destino. Dispensando metodi fallaci per provare qualsiasi enunciazione, a poco a poco questa tendenza si insinuò nel loro stesso modo di pensare, cioè che in fondo la verità o la falsità dipendono dal pensiero umano, e che quindi in definitiva non esiste alcuna verità al di fuori del ragionamento umano stesso.

Il termine «sofismo», che rimandava inizialmente a saggezza e competenza, cominciò quindi a essere riferito a queste persone, perdendo il suo significato originario, e divenendo invece simbolo ed espressione di un modo di pensare basato su ragionamenti fallaci. E con questo significato che l’espressione in arabo ha preso la forma di  «sūfisī», da cui deriva il termine «safsaah».

 

Il periodo della fioritura della filosofia

Il più famoso pensatore che si rivoltò contro i sofisti e criticò le loro idee e le loro visioni fu Socrate. Sembra che egli stesso si definì philosophus, cioè «amante della saggezza», la stessa espressione che in arabo diventa filsūf, da cui deriva il termine falsafah.

Gli storici della filosofia pensano che vi siano stati due motivi per la scelta di questo nome: uno è l’umiltà di Socrate, che era solito confessare la sua propria ignoranza, e l’altra è la sua obiezione ai sofisti, che si definivano saggi, ossia, in altre parole, con la scelta di questo nome egli voleva far capire loro: voi, che per rincorrere obiettivi materiali e politici date luogo a discussioni e diatribe, insegnando e imparando, non siete degni del nome «saggio», e  io stesso, che rigetto le vostre idee con la più ferma delle ragioni, non mi considero degno di questo titolo, e mi definisco un semplice amante della saggezza.

Dopo Socrate, un suo allievo di nome Platone, che per anni seguì e fece tesoro delle sue lezioni, tentò di fondare i principi della filosofia, e dopo di lui un suo allievo, Aristotele, portò la filosofia all’apice della sua fioritura, e formalizzò i principi del pensiero e del ragionamento nella forma della scienza della logica, così come formulò gli inganni del pensiero nella forma di una sezione sui ragionamenti fallaci.      

Dal momento in cui Socrate si definì un filosofo, l’espressione filosofia è stata usata come opposta a sofismo, e abbraccia tutte le scienze reali come la fisica, la chimica, la medicina, l’astronomia, la matematica e la teologia. Anche oggi in molte delle più rinomate biblioteche del mondo, i libri di fisica e chimica sono classificati sotto la voce filosofia, e solo alcune discipline convenzionali come l’etimologia, la sintassi e la grammatica sfuggono al dominio della filosofia.

In questo mondo la filosofia venne a essere considerata come un nome comune a tutte le scienze reali, e fu divisa in due grandi gruppi: le scienze teoretiche e le scienze pratiche.

Le scienze teoretiche includono le scienze naturali, la matematica e la teologia, e le scienze naturali a loro volta includono i campi della cosmogonia, della mineralogia, della botanica e della zoologia, e la matematica è suddivisa in aritmetica, geometria, astronomia e musica. La teologia è divisa in due parti: metafisica (o tematiche generali dell’esistenza), e la teologia propriamente detta.

Le scienze pratiche sono divise in tre branche: etica, economia domestica e politica.

 

    scienze naturali: principi generali dei corpi,
  teoretica cosmogonia, mineralogia, botanica e zoologia
  matematica: aritmetica, geometria, astronomia, musica
    teologia: principi generali dell’esistenza, la divinità
     
FILOSOFIA    
     
    etica (riguardante l’individuo)
  pratica economia domestica (riguardante la famiglia)
    politica (riguardante la comunità)

 

La fine della filosofia greca

Dopo Platone e Aristotele per qualche tempo i loro studenti si occuparono della compilazione, dell’arrangiamento e dell’elaborazione delle opere dei loro maestri, e più o meno mantennero vivo l’interesse per la filosofia. Non passò molto tempo però che questa vivacità venne sostituita dalla stagnazione, quella attivismo e quella prosperità intellettuale cominciò a venir meno, e in Grecia divennero sempre meno i clienti per i beni della scienza e della conoscenza.

I maestri delle arti e delle scienze si trasferirono ad Alessandria, dove si immersero nella ricerca e nell’educazione. Questa città rimase la capitale delle scienze e della filosofia fino al IV secolo d.C.

Quando gli imperatori romani si convertirono al cristianesimo e cominciarono a diffondere le dottrine della Chiesa ergendole a credenze e idee ufficiali dello Stato, cominciarono a opporsi al libero sviluppo del pensiero e della scienza, fino a quando Giustiniano, imperatore romano d’oriente, nel 529 d.C. emise l’ordine di chiudere le scuole e le accademie di Atene e Alessandria, costringendo gli studiosi, che temevano per le loro vite, a rifugiarsi in altre città e in altri paesi. Per questo motivo nelle terre dell’impero romano la fiaccola splendente della scienza e della filosofia si spense.

 

L’alba del sole dell’Islam

Contemporaneamente al suddetto processo (nel VI secolo d.C.), in un altro angolo del mondo ebbe luogo il più grande evento della storia, e la penisola arabica divenne teatro della nascita, della missione e della migrazione dell’eminente Profeta dell’Islam. Egli recitò il messaggio della divina Rivelazione nell’orecchio della coscienza del mondo. Come prima passo egli chiamò le genti ad acquisire la conoscenza,[1] e tenne la lettura, la scrittura e l’insegnamento nella più alta considerazione. Egli gettò le basi di quella che può essere definita la più grande civiltà e la più prospera cultura del mondo. Egli incoraggiò i suoi seguaci ad acquisire la conoscenza e la saggezza dalla nascita alla tomba (min al-mahd ila al-lad), dal posto più prossimo al luogo più remoto del mondo («anche se in Cina», wa law bil-īn), e a qualsiasi costo (wa law bi-safk al-muhaj wa khaw al-lujaj).[2]

Il prolifico alberello dell’Islam piantato dalla mano potente del Messaggero di Dio nella vita, irradiante la Rivelazione divina e nutrito dalle altre culture, crebbe e diede i suoi frutti. L’Islam assorbì i frutti immaturi del pensiero umano conformemente agli esatti modelli divini e li trasformò in elementi utili nella fucina del criticismo costruttivo, e in breve tempo esso allungò la sua ombra su tutte le culture del mondo.

All’ombra degli insegnamenti del Nobile Messaggero e dei suoi infallibili successori, i musulmani cominciarono ad acquisire le varie scienze, e l’eredità scientifica della Grecia, di Roma e della Persia cominciò a essere tradotta in arabo. Essi assorbirono gli utili elementi completandoli con le proprie ricerche, e in molti campi essi divennero capaci di fare importanti scoperte, come nell’algebra, nella trigonometria, nell’astronomia, nella prospettiva, nella fisica e nella chimica.

Un altro importante fattore di sviluppo della cultura islamica fu la politica. Le oppressive dinastie degli Omayyadi e degli Abbassidi che illegittimamente occuparono il posto di guida del governo islamico sentirono di aver forte bisogno dell’approvazione popolare delle genti musulmane, mentre le Genti della Casa del Profeta, la Ahl al-Bayt, cioè coloro che erano le guide legittime (awliyah) dei popoli, furono la fonte della conoscenza e del tesoro della divina Rivelazione. Il regime governativo non aveva altri mezzi per attrarre la gente che le minacce e la corruzione. Perciò i suoi esponenti cercarono di rendere prospero il regime incoraggiando gli studiosi e riunendo le autorità e, attraverso l’utilizzo delle scienze dei greci, dei romani e dei persiani, cercarono di fornire una offerta per contrastare la Ahl al-Bayt.

In questo modo varie idee filosofiche e modelli artistici e conoscitivi, con diverse motivazioni e per mezzo di amici e nemici, entrarono nel contesto islamico e i musulmani cominciarono a fare ricerca, adottando e criticando tali elementi. Brillanti figure cominciarono ad apparire nel campo della scienza e della filosofia, ognuna delle quali sviluppò una branca delle scienze attraverso i suoi costanti approfondimenti. La cultura islamica cominciò quindi a dare i suoi frutti.

Tra loro gli studiosi della teologia e della dottrina islamica ripresero e criticarono i problemi della filosofia divina da differenti punti di vista, e anche se molti di loro portarono alle estreme conseguenza il loro criticismo, questa modo di criticare e cavillare, domandare e sollevare dubbi portò molti pensatori e filosofi islamici ad ampliare le ricerche e ad allargare ancora di più l’orizzonte filosofico e intellettuale.

 

Lo sviluppo della filosofia nell’era islamica

Con l’ampliamento del dominio del governo islamico e l’inclinazione di diversi popoli ad abbracciare la religione, molti centri di insegnamento nel mondo vennero a essere inclusi entro i confini dell’Islam. Ci fui uno straordinario scambio di idee tra gli studiosi, scambio di libri tra le diverse biblioteche e la traduzione di questi libri composti in varie lingue (hindi, persiano, greco, latino, aramaico, ebraico, ecc.) in arabo, che divenne di fatto la lingua internazionale dei musulmani. Tutto ciò accelerò il passo dello sviluppo della filosofia, delle scienze e delle arti. Molti libri dei filosofi della Grecia e di Alessandria, oltre che di altri rinomati centri di insegnamento, furono resi così disponibili in lingua araba.

Inizialmente la mancanza di una linguaggio e di termini tecnici comuni concordati dai traduttori, unitamente alle discrepanze riguardanti i principi della filosofia orientale e di quella occidentale, resero l’insegnamento della filosofia difficoltoso e la ricerca e la selezione di questi principi ancora più difficile. Ma non passò molto tempo che genii filosofici come Abū Naṣr Fārābī e Ibn Sīnā furono in grado di insegnare l’intera summa del pensiero filosofico di quel tempo grazie al loro incessante impegno. Grazie ai talenti donati da Dio che fiorirono sotto l’irradiazione della luce della Rivelazione e degli insegnamenti degli imam, essi furono poi capaci di rivedere e selezionare gli appropriati principi filosofici e di presentare un maturo sistema filosofico, che oltre a includere le idee platoniche e aristoteliche, il pensiero neoplatonico fiorito ad Alessandria e le idee degli gnostici orientali (‘urafā), incluse anche le nuove visioni, e fu così capace di eccellere su tutti i precedenti sistemi filosofici orientali e occidentali, sebbene la maggior parte del nuovo sistema possa definirsi aristotelico, per la qual ragione la loro filosofia presenta una tinta aristotelica e peripatetica.

Successivamente questo sistema filosofico fu sottoposto alla lente d’ingrandimento critica di pensatori come Ghazālī, Abū al-Barakāt Baghdādī e Fakhr Rāzī. Dall’altra parte, traendo spunto dalle opere dei saggi dell’antica Persia, e comparandoli con le opere di Platone, degli stoici e dei neoplatonici, Suhravardī fondò una nuova scuola filosofica, chiamata la Filosofia Illuminativa (o dell’Illuminazione), che ebbe una tinta più platonica. In questo modo si preparò il terreno per l’incontro tra le diverse idee e correnti filosofiche, per il loro sviluppo e la loro maturazione.

Secoli dopo grandi filosofi come Khwājah Naṣīr al-Dīn Ṭūsī, Muḥaqqiq Dawānī, Sayyid Sadr al-Dīn Dashtakī, Shaykh Bahā’ī  e Mīr Dāmād furono in grado di arricchire ulteriormente la filosofia islamica con le loro brillanti intuizioni. Quindi venne il turno di Ṣadr al-Dīn Shīrāzī, che introdusse un nuovo sistema filosofico grazie al suo genio e al sua spirito innovativo, un sistema che sintetizzava armoniosamente gli elementi della filosofia peripatetica e di quella illuminativa, oltre agli svelamenti gnostici, a cui egli aggiunse anche riflessioni profonde e idee significative, un sistema che egli stesso definì «teosofia trascendentale» (ikmat muta‘āliyyah).

 

La filosofia scolastica

Dopo la diffusione del cristianesimo in Europa e la confluenza del potere della Chiesa con quella dell’impero romano, i centri di insegnamento caddero sotto l’influenza degli apparati di governo in modo così profondo che dal VI secolo (come precedentemente sottolineato) le scuole di Atene e Alessandria vennero chiuse. Questo periodo, che si estese per circa un millennio, è stato definito Medio Evo, e fu caratterizzato dal dominio della Chiesa sui centri di insegnamento e sui programmi delle scuole e delle università.

Tra le personalità più significative di questo periodo ci furono Agostino d’Ippona, che cercò di utilizzare i principi filosofici, specialmente le visioni di Platone e dei neoplatonici, per spiegare i dogmi del cristianesimo. Dopo di lui alcune discussioni filosofiche furono incluse nei programmi delle scuole. A ogni modo l’attitudine verso il pensiero di Aristotele fu malvista perchè era considerata in contrasto con le dottrine religiose, e il suo insegnamento fu proibito. Con il dominio dei musulmani in al-Andalus (Spagna) e la penetrazione del pensiero islamico nell’Europa occidentale, le idee di filosofi musulmani come Ibn Sīnā (Avicenna) e Ibn Rushd (Averroè) vennero più o meno conosciute e discusse, e anche gli studiosi cristiani vennero contaminati dalle visioni aristoteliche grazie alle opere di questi filosofi.

A poco a poco i membri della Chiesa non poterono più resistere all’onda di questo pensiero filosofico, e alla fine Tommaso d’Aquino fece sue molte delle visioni filosofiche di Aristotele, che si rifletterono nelle sue opere. Gradualmente la diffidenza verso la filosofia di Aristotele andò scemando, finché tale filosofia non divenne quella predominante nei centri di insegnamento.

In ogni caso, nel Medioevo la filosofia non vide solo uno sviluppo nelle terre occidentali, perché dopo qualche tempo essa andò incontro al declino e, contrariamente a quanto avveniva nelle terre dell’Islam, in cui le scienze e l’insegnamento continuavano a fiorire e a divenire sempre più ricche, in Europa le uniche tematiche affrontate nelle scuole affiliate alla Chiesa, e che costituirono quella che fu poi definita filosofia scolastica, erano quelle che potevano in qualche modo servire a giustificare i dogmi del cristianesimo, dogmi che peraltro contenevano in sé la deviazione. È quasi inutile dire che una tale filosofia non poteva avere altro destino che la morte e l’estinzione.

Nella filosofia scolastica, a fianco della logica, della teologia, dell’etica, della politica e parte della filosofia naturale e dell’astronomia, che erano accettate dalla Chiesa, anche la grammatica e la retorica erano incorporate nei curricula, e in questo modo la filosofia di questo periodo fu considerata in maniera più ampia che al presente.

 

 

 

 

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