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Sri Lanka: musulmani obbligati a cremare i corpi dei propri morti da Covid

23:57 - January 08, 2021
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Tehran-Iqna- Da alcuni mesi a questa parte i musulmani dello Sri Lanka scendono in piazza regolarmente nella speranza che la loro protesta aiuti a cambiare le linee guida del governo e permetta loro di seppellire i propri cari morti a causa del coronavirus
Sri Lanka: musulmani obbligati a cremare i corpi dei propri morti da Covid

Da alcuni mesi a questa parte i musulmani dello Sri Lanka scendono in piazza regolarmente nella speranza che la loro protesta aiuti a cambiare le linee guida del governo e permetta loro di seppellire i propri cari morti a causa del coronavirus.

Prima dello scoppio del coronavirus, i riti funebri dei musulmani non erano un problema nel paese a maggioranza buddista e indù. Anche quando la pandemia si è avvicinata nel marzo dello scorso anno, il ministero della Salute ha emesso una notifica in cui autorizzava la sepoltura delle persone infette da Covid.

Tutto è cambiato, però, quando la malattia ha reclamato la sua prima vittima musulmana. Mohammad Jamal della città di Negombo, dove gli operatori dell'ospedale in cui è deceduto lo hanno cremato senza il consenso della moglie e dei figli. L'11 aprile sono state quindi aggiornate le linee guida del governo introducendo la cremazione obbligatoria di tutti i deceduti da coronavirus, indipendentemente dalla loro fede.

"I musulmani non hanno paura della morte, ma sono traumatizzati dalla regola della cremazione forzata", ha detto domenica ad Arab News l'attivista per i diritti umani Shreen Saroor.

Le proteste contro la decisione del governo si sono svolte in tutte le principali città. Domenica scorsa una manifestazione contro la cremazione forzata è stata organizzata a Killionochi, una township a maggioranza tamil nel nord del paese, mentre un'altra si è svolta giovedì vicino al crematorio principale della capitale Colombo.

Anche i cingalesi all'estero stanno partecipando alle proteste, con l'ultima manifestazione tenuta sabato a Washington dalla Sri Lankans United (SLU), un gruppo della diaspora negli Stati Uniti.

"Lo Sri Lanka ha reso obbligatoria la cremazione di tutte le vittime del Covid-19, sfidando le linee guida stabilite dall'Organizzazione mondiale della sanità e da altri istituti scientifici i quali hanno affermato che non vi è assolutamente alcun rischio per la salute nel seppellire le vittime secondo le loro credenze religiose", ha affermato ai giornalisti Mizli Rifki della SLU.

Anche diversi enti internazionali, tra cui l'Organizzazione per la cooperazione islamica, l'Unione europea, Amnesty International e le agenzie per i diritti delle Nazioni Unite, hanno inviato ripetute richieste al governo di Colombo per riconsiderare la sua politica sulla cremazione.

Secondo l'ex ministro per l'emancipazione sociale cingalese, Seyyed Ali Zahir Mowlana, la crescente pressione ha spinto il governo a nominare un comitato per rivedere le linee guida sulla cremazione delle vittime da coronavirus.

"Le richieste della comunità islamica locale, insieme a quelle giunte dagli organismi internazionali e dai cingalesi d'oltremare, hanno spinto il governo a nominare un comitato di esperti per esaminare la questione", ha detto.

Tuttavia, dato che la Corte Suprema del paese ha già respinto 11 petizioni presentate dalla comunità islamica contro l'obbligo della cremazione, gli attivisti temono che le decisioni su tale tema non siano dettate necessariamente da considerazioni di tipo scientifico, ma che siano piuttosto condizionate da motivazioni di carattere politico.

Il College of Community Physicians of Sri Lanka (CCPSL) e l'Associazione medica dello Sri Lanka (SLMA) hanno affermato che, sulla base delle informazioni scientifiche disponibili, la sepoltura potrebbe essere consentita secondo rigide linee guida. La maggior parte degli esperti del ministero sostiene, tuttavia, che la cremazione è l'opzione più sicura per prevenire la diffusione del virus.

"Tutti gli altri paesi hanno dato la possibilità di seppellire i corpi infettati dal coronavirus", afferma l'attivista per i diritti umani Muheed Jeeran. "Si tratta di una palese discriminazione contro la comunità musulmana dello Sri Lanka".

 

 

 

 

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